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mercoledì 1 ottobre 2014


Ho vissuto mille vite in un secondo.
Ho pensato per un attimo di avere il controllo di tutto, di perderlo, poi riaverlo in mano.
Ho creduto per un attimo di essere più giovane, più vecchia, poi di vivere il presente come se fosse passato ed io sapessi già quello che era giusto fare. Ho preteso in quel momento di essere bella e avere gli occhi dei passanti tutti puntati su di me e che il sole stesse tramontando dietro alle foglie ormai gialle dell’autunno. In un secondo ho rivisto te al lato della strada, fisso con gli occhi alle nuvole che mi dicevi “guarda la luce di questo sole come le trapassa e ci illumina il viso”. Avevo torto e ragione allo stesso tempo. Andavo piano e velocemente allo stesso istante. Dicevi “guarda quella donna affacciata alla finestra che lascia gli stessi raggi di sole illuminare il suo viso, come è buffa nella sua estasi di capelli bianchi splendenti” e ridevamo insieme, come se fosse la cosa più divertente al mondo. E subito sparivi, nel nulla dei miei pensieri che andavano anche loro piano e velocemente allo stesso tempo, al ritmo dei miei passi.
Racconterò di questo secondo e sarà come raccontare della mia vita intera, pensai. Ed eccoti di nuovo lì al lato della strada sul ponte che divide i due lati del fiume, dividendo in due la città, come una lama e poi ancora dividendosi a sua volta e creando come delle isole diverse una dall’altra. Di nuovo ridevamo ma non ricordo più di cosa, ma so per certo che per noi era importante.

mercoledì 20 marzo 2013

Le cronache di Cermania

Perché poi alla fine, chissà se ne vale davvero la pena.

Sono qui sommersa da una fitta coltre di neve, in mezzo a mille fogli, con sopra scritte in almeno tre lingue differenti, di cui solo una conosco davvero.
Esprimere quello che si pensa, trovando le parole giuste, è così difficile in una lingua che non è la nostra madrelingua. E questa è solo una delle difficoltà che trovo in questo momento.

Da Ottobre 2012 ho fatto una scelta. Forse, finora, la più radicale della mia vita. Partire (o fuggire?) dall'Italia. Non è stato semplice prendere la decisione ma è forse ancora più difficile viverla ogni giorno.

E' davvero una marea di tempo, indefinito quasi, che non riprendo questo blog e non tedierò quei due tre occasionali lettori con le motivazioni (dell'andata ma anche e soprattutto del ritorno). In fondo basta scorrere più in basso e tre anni fa i miei pensieri erano esattamente gli stessi. Tutto cambia ma niente cambia.

Spero di riuscire questa volte a raccontare un po' di cronache tedesche.
E stavolta, la prima nella mia vita, a scrivere un blog senza "pianti addosso".

Piccoli passi giornalieri tesi al miglioramento di se stessi.

Don't get sentimental it always ends up drivel - Let Down by Radiohead

venerdì 8 luglio 2011

Piove..


EUGENIO MONTALE - PIOVE


Piove. È uno stillicidio

senza tonfi

di motorette o strilli

di bambini.

Piove

da un ciclo che non ha

nuvole.

Piove

sul nulla che si fa

in queste ore di sciopero

generale.

Piove

sulla tua tomba

a San Felice

a Ema

e la terra non trema

perché non c'è terremoto

né guerra.

Piove

non sulla favola bella

di lontane stagioni,

ma sulla cartella

esattoriale,

piove sugli ossi di seppia,

e sulla greppia nazionale.

Piove

sulla Gazzetta Ufficiale

qui dal balcone aperto,

piove sul Parlamento,

piove su via Solferino,

piove senza che il vento

smuova le carte.

Piove

in assenza di Ermione

se Dio vuole,

piove perché l'assenza

è universale

e se la terra non trema

è perché Arcetri a lei

non l'ha ordinato.

Piove sui nuovi epistèmi

del primate a due piedi,

sull'uomo indiato, sul cielo,

ottimizzato, sul ceffo

dei teologi in tuta

o paludati,

piove sul progresso

della contestazione,

piove sui works in regress,

piove

sui cipressi malati

del cimitero, sgocciola

sulla pubblica opinione.

Piove, ma dove appari

non è acqua né atmosfera,

piove perché se non sei

è solo la mancanza

e può affogare.

giovedì 7 luglio 2011

Ancora..e ancora..


Nuovo post. Ennesima volta. E' tanto tempo che lo dico, ricomincio a scrivere. Ricomincio ad avere un blog. Ne ho tenuti molti nella vita, quando ero piccola, un'adolescente innamorata dell'amore e sempre pronta a buttare qui le sue sofferenze, i suoi pensieri ancora verdi ma genuini e profondi. Poi, ad un certo punto, ho smesso. Presa dalla vita, da cose più grandi, da altri progetti. Non ho scritto più, fino al momento in cui non mi sono innamorata. Ogni volta che mi innamoro, mi viene da scrivere. Ebbene ora quel potenziale ho deciso che non voglio più sprecarlo e voglio ricominciare a sfruttare il buono che può venire dal gettare inchiostro sulla carta bianca. Guardare le proprie emozioni da fuori, rileggerle dopo tanto tempo e pensare a cosa è cambiato, e a cosa invece non è cambiato affatto. Per cui eccomi qua. Di nuovo in pista. Spero di rimanerci il più possibile.
Senza innamoramento incombete, ovvio.

The doctor is HERE.

sabato 27 febbraio 2010

A volte

succede che quel nodo alla gola prenda il sopravvento. Deglutire non serve. L'unica soluzione è farlo uscire fuori, come un fiume in piena, dagli occhi, dal cuore, dalla voce, un grido. E quando mi scorgo assorta in un pensiero triste cerco di rimandarlo indietro e non riesco.

Qui è una cosa strana che succede. Non capisco cosa, perchè, come, non trovo il coraggio, la forza, la volontà di cambiare le cose, di agire, di fare qualcosa, e non trovo le persone che riescono a starmi vicina, a sostenermi. Forse non esistono. Magari non esisto.

venerdì 4 dicembre 2009

Non riesco...

Non riesco ad esser costante,
non riesco a tenermi aggiornata,
non riesco a stare al passo
e non riesco più a capire.

Quando provo, cado e grido;
quando cado poi uccido.

Uccido quel silenzio che c'è nel mondo,
quel continuo voltar le spalle,
quel fregarsene perchè:

"son cose che accadono agli altri".

Ma ogni volta che ci penso mi sembra impossibile riuscire
a spiegare a questa gente
che oltre il proprio naso deve vedere.

E come se non bastasse, certe volte convincono anche me.

sabato 16 maggio 2009

White Rabbit




Il coniglio bianco che mi conduce verso la tana, verso il nulla, verso il vuoto.
Mi guarda. Mi tende la mano e mi invita a seguirlo. Cado giù. Cado nella trappola, e svanisce la speranza di uscirne, ogni centimetro che percorro se ne va un pezzetto di possibilità di uscirne. Eppure mi sento come se quella caduta infinita mi stia portando verso qualcosa di nuovo. Qualcosa che cambierà la mia vita. Intorno a me, nessuno. Un appiglio, un nascondiglio. Ma mi sento in pace con me stessa e d'improvviso vedo una luce. E un volto che mi guarda. Sono atterrata, finalmente. Ero impaziente di vedere cosa ci fosse, alla fine. Il volto è di qualcuno che non conosco, ma mi attrae, come non è mai successo prima. Mi guarda e non parla, ma dai soli occhi capisco che devo camminare, avanti, sempre avanti, fino alla luce. Ed entro. Mi si apre un nuovo mondo, pieno di colori caldi, forse è il paradiso penso. Ma poi mi ricordo che non ci ho mai creduto al paradiso e capisco. Capisco che devo correre e godere di quel luogo isolato, apparentemente vuoto ma riempito solo dai colori. Finalmente mi libero e corro lontano verso l'ignoto, senza sapere cosa mi aspetta, ma con la certezza che sia qualcosa di cui non potrò più fare a meno...
VIA!